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Come prevenire la Sindrome del bambino scosso

Un neonato tra i quattro e i sei mesi può avere fame, sonno, caldo, freddo, bisogno di essere cambiato o semplicemente rassicurato tramite il contatto fisico, e ha soltanto un modo per comunicare tutto questo: piangere.

Complice lo stress e la carenza di sonno, a qualcuno potrebbe venire in mente di afferrarlo per il torace e di scuoterlo per una manciata di secondi, nel tentativo di calmarlo. Niente di più sbagliato: si tratta di un gesto considerato al pari di una forma di maltrattamento vera e propria, la cui definizione scientifica è Shaken Baby Syndrome, o la più moderna Abusive Head Trauma, per evidenziare come sia lo scuotimento sia un qualsiasi altro tipo di impatto traumatico (o entrambe le cose insieme) possano causare questa patologia. La Sindrome del bambino scosso, infatti, comprende tutte le forme di abuso che consistono in un violento scuotimento del neonato, causando un trauma all’encefalo e conseguenze di natura neurologica.

Come riconoscerla

Non è possibile stabilire con certezza quanto violento debba essere lo scuotimento, o quanto a lungo debba essere protratto, per provocare danni al bambino.

Solitamente l’insorgenza della sindrome si ha quando il piccolo viene preso dal torace oppure delle braccia e viene scosso energicamente per alcuni secondi, senza impatti con superfici rigide, quindi il neonato non presenta segni esterni. I soggetti interessati sono i bambini di età compresa tra i 4 e i 6 mesi, dal momento che necessitano di attenzioni costanti potenzialmente esasperanti per genitori già stanchi e fragili; inoltre la testa dei neonati è pesante rispetto al corpo, e i muscoli del collo non riescono ancora a sostenerla come dovrebbero.

I sintomi che possono comparire immediatamente dopo lo scuotimento sono inappetenza, vomito, difficoltà di suzione o deglutizione, irritabilità; nella peggiore delle ipotesi anche convulsioni e alterazione della coscienza che possono portare fino all’arresto cardiorespiratorio. Ma questi sono solo i rischi a breve termine: sul lungo periodo, infatti, anche i bambini che non manifestano sintomi immediati possono sviluppare disturbi della parola, dell’udito, epilessia, cecità, difficoltà di apprendimento e disabilità fisica o cognitiva.

Esiste una terapia?

Nel caso in cui il neonato sia stato scosso, è necessario rivolgersi il più presto possibile a un pronto soccorso o al proprio pediatra, per poter procedere con i dovuti accertamenti e stabilire un’adeguata terapia: affinché questo sia possibile è necessario raccontare tutta la verità ai medici e ciò che è successo, senza omettere nulla. Il neonatologo deve avere ben chiaro cosa si intende per Sindrome del bambino scosso, consapevole del fatto che i casi sono più di quanto si pensi e il medico deve essere in grado di identificarli, oltre ad avere l’obbligo di informare adeguatamente i genitori sui danni che uno scuotimento improprio può provocare. Agire di prevenzione è dunque fondamentale: non per niente molti genitori affermano di scuotere i loro figli soltanto allo scopo di calmarli, ecco perché una corretta informazione è doverosa per evitare che un inconsapevole o persino benevolo gesto si riveli pericoloso per il neonato.

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